Protesto cambiali: i casi si riducono del 23% nel 2014

Migliora la situazione  per quanto riguarda l’indebitamento nazionale in fatto di cambiali: l’uso del protesto delle cambiali si riduce del 23% già nei primi mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2013. Si riduce anche l’importo del protesto, sia nel totale che come importo medio.

 

Se nel 2013 i debiti riconducibili a questa forma di protesto avevano un valore di 750 milioni di Euro, quest’anno la stima è intono ai 500 milioni. I dati arrivano dalle Camere di Commercio italiane, ancora una volta in primo piano nel delineare il quadro della situazione economica nel nostro Paese.

 

Lo scorso anno, il protesto cambiali aveva un importo medio di 2315 euro: oggi, l’importo scende a 2043, dando un ulteriore segnale positivo per chi si trova di fronte a un protesto del genere. La formula del protesto cambiali sembra essere, secondo lo studio, meno applicata nel 2014 e per importi minori.

 

Anche l’alternativa comune, l’assegno, viene usato meno rispetto allo scorso anno, a indicare un generale miglioramento delle posizioni debitorie per gli italiani che non hanno altre possibilità di finanziamento.

 

Nonostante l’utilizzo minore rispetto allo scorso anno, il protesto cambiali è oggi utilizzato comunemente negli scambi commerciali: a causa della congiuntura economica, gli istituti di credito difficilmente offrono la possibilità di emettere assegni senza che il corrispettivo non sia già sul conto corrente del cliente.

 

In caso di mancato pagamento, il protesto della cambiale diventa così un’alternativa: il cliente si impegna a pagare e, se non dovesse farlo, il fornitore può accedere a una corsia preferenziale per vantare il credito.

 

Gli italiani utilizzerebbero gli assegni per importi maggiori e le cambiali come strumento per importi inferiori (ma anche per spese più urgenti): questo è il quadro che emergerebbe dallo studio delle Camere di Commercio italiane, che mostra anche quali sono le Regioni meno esposte in fatto di protesti cambiali.

 

A livello regionale, questo elemento si riscontra immediatamente. Anche se tutte le Regioni hanno registrato un calo nell’uso di questo strumento, quelle più virtuose in tal senso sarebbero: Lazio, Marche, Toscana e Umbria.


Il valore del protesto cambiali scende notevolmente: se per le Marche si parla di un -50%, nelle altre Regioni virtuose il calo varia dal 40% al 20%. Il record negativo è, invece, in Campania, dove si attesta il 44% del debito nazionale sotto la formula del protesto cambiali.

Comments

comments

crisi

La crisi e il clima dell’incertezza

La Crisi è argomento di discussioni e mugugni quotidiani, in tutte le sue accezioni. Come può l’Italia arrivare finalmente ad uscirne? Come tirare avanti mese dopo mese, destreggiandosi tra tasse, imposte, balzelli e il costo della vita sempre in netta crescita? Stringendo i denti e, con questi la cinghia: infatti già da tempo si registra […]

Vedi
crisi

Come pagare i debiti con le borse firmate

Da un po’ di tempo la borsa non è solo un oggetto trendy dell’outfit femminile, ma è anche un mezzo per ottenere denaro in prestito. Se non ci credi continua a leggere e ti spiegherò come funziona questo sistema. E’ opportuno segnalare naturalmente che, per poter fare questo scambio, la borsa deve essere griffata ed […]

Vedi
crisi

Ridare fiducia ai consumatori

Confagricoltura sottolinea come, in relazione ai dati diffusi oggi da Istat, l’inflazione sia giunta a settembre al 3% su base annua, mentre per gli alimentari non lavorati (quindi i prodotti agricoli) sia aumentata dello 0,9%. Cominciano finalmente a risalire i prezzi all’origine della frutta fresca, dopo la drammatica crisi dell’E.Coli ma c’è ancora un differenziale […]

Vedi